Perché l’assicurazione per la responsabilità civile |
Postata da presidenza il 03/10/2011 alle 16:06:26 |
È difficile che, nell’attualità, un medico, soprattutto se chirurgo od ortopedico che esegue degli interventi, operi se non è assicurato. Ho un amico che ha interrotto per qualche giorno l’esercizio della professione perché l’assicurazione che aveva gli era stata disdettata e doveva cercare un altro assicuratore. La ragione che induce il medico a non lavorare se non è assicurato per la responsabilità che gli deriva dallo svolgimento della sua attività è analoga a quella che dovrebbe indurre qualsiasi persona di buon senso a non mettersi alla guida di un veicolo a motore privo di assicurazione per la responsabilità civile che deriva dalla sua circolazione e, perché no, al ciclista di uscire in bicicletta se non è assicurato per i danni che può causare utilizzando il suo velocipede. Dal prossimo anno entrerà a pieno regime l’obbligo assicurativo per il rischio degli infortuni che possano causare la morte o una invalidità permanente a coloro che praticano un’attività sportiva dilettantistica o comunque amatoriale. Ricorderete che il capitale minimo che sarà da assicurare, sia per morte che per invalidità permanente, è di euro 80.000,00 (attualmente il massimale è di euro 26.000,00). La logica della legge è evidente: permettere alla famiglia dello sfortunato “atleta” di ottenere qualcosa per la disgrazia che ha colpito il congiunto. Ma questo qualcosa non può certo, sul piano economico, sopperire per molto tempo alle necessità di una famiglia. Si dirà che è meglio di niente, ma è una ben magra consolazione. Nonostante l’obbligo assicurativo per il rischio degli infortuni, se l’infortunio è grave, non mancheranno le difficoltà per chi ne è stato vittima e per la sua famiglia. Per chi pratica lo sport ciclo amatoriale quanto potrebbe travolgere, sul piano economico, l’equilibrio della famiglia di chi ne è stato coinvolto, e che spesso viene sottovalutato, non è solo l’infortunio del cicloamatore, ma è anche il danno che è possibile causare a terzi con l’uso della bicicletta. E il richiamo all’attività del medico piuttosto che all’uso di un veicolo a motore non assicurato o di una bicicletta è per sottolineare che il rischio di causare danni ad altre persone è sempre presente: può variare la frequenza con la quale il rischio si realizza, cioè che avvenga il fatto che espone il patrimonio di chi lo causa, ma la probabilità che accada non si può in alcun modo escludere. Alcuni esempi. Nel dicembre 2008 in quel di Savona un cicloamatore tesserato UDACE investe, per sua responsabilità, un signore pure in bicicletta. Questi riporta ferite piuttosto gravi e viene risarcito dalla compagnia che assicura i tesserati UDACE con euro 200.000,00. Nel marzo 2009, in Veneto, un altro cicloamatore viene a scontro con un motociclista, che resta tetraplegico. La compagnia che assicura i tesserati UDACE, in presenza di danno notevolmente superiore al massimale assicurato, mette a disposizione del motociclista l’intero massimale garantito, al tempo di euro 850.000,00. Nell’ottobre 2010, in Milano, un cicloamatore investe un signore che, a piedi e sulle strisce pedonali, stava attraversando la strada. La compagnia assicuratrice dei tesserati UDACE risarcisce il pedone con euro 540.000,00. Mi soffermo sul secondo caso, cioè quello nel quale il massimale, vale a dire il limite massimo entro il quale l’assicuratore si è impegnato a tenere indenne il patrimonio dell’assicurato, cioè del cicloamatore tesserato con l’UDACE, non è stato sufficiente a coprire il danno che è stato causato. Per la differenza dovrà intervenire il cicloamatore; chi legge dirà: sì, ma se ha da perdere. Il nostro Ordinamento generale prevede che il debitore, e chi causa, per sua responsabilità totale o parziale, un danno ad altri è tenuto a risarcirlo, quindi ha un debito risarcitorio, risponde dell’adempimento (del pagamento del debito) con tutti i suoi beni presenti e futuri. I più dicono, e mi ripeto, si, ma se ha qualcosa da perdere. Sempre i più pensano alla casa, che potrebbe essere aggredita dal danneggiato che non è stato interamente soddisfatto dalla Compagnia assicuratrice. Ma non vi è solo la casa. Possono essere aggrediti dal danneggiato anche lo stipendio e la pensione, seppur fino a un quinto del loro ammontare. E poiché i beni che possono essere assoggettati all’azione del danneggiato - creditore sono anche i beni futuri, non vi è chi non veda che anche i beni che oggi non ci sono ma che in futuro potrebbero arrivare, magari in eredità, sarebbero aggredibili. L’UDACE, di cui mi onoro di far parte, è un insieme di persone che si sono riunite in associazione per scopi, tra questi, principalmente, la pratica dello sport ciclistico amatoriale, che sarebbe stato impossibile raggiungere singolarmente. E’ per perseguire questo scopo comune che è stata costituita la nostra Unione, che si è data un’organizzazione e un sistema di regole utili per raggiungerlo e anche necessari per la sopravvivenza della stessa Unione. La nostra struttura poteva essere stabile in quanto avesse riguardo anche alla sicurezza degli associati. I più vecchi ricorderanno la battaglia della nostra Unione per l’uso del casco integrale durante la partecipazione alle manifestazioni organizzate da Associazioni Sportive Dilettantistiche a noi affiliate. Accanto agli interventi per la tutela del fondamentale diritto alla salute dei tesserati, vi è stato un impegno insistente anche per proteggere il patrimonio del tesserato che nella pratica del suo sport preferito, per negligenza , imperizia o, come è nella maggior parte dei casi, per banale disattenzione, causasse dei danni a terzi. Non per negare un credito di sensibilità ai nostri tesserati, che purtroppo raramente hanno una assicurazione per la responsabilità civile derivante da fatti della vita privata loro e dei famigliari conviventi, assicurazione che normalmente comprende anche la responsabilità per danni causati dall’utilizzo della bicicletta, ivi compresa la partecipazione a gare amatoriali (il credito di sensibilità è dato a “prescindere” da altri Enti o Federazioni, che infatti assicurano la responsabilità civile dei loro tesserati a secondo rischio, cioè solo se non opera la loro assicurazione privata per la responsabilità civile), ma abbiamo ritenuto di dare una garanzia per la responsabilità civile completa, cioè per tutte le volte che il tesserato esce in bicicletta da “corsa” indipendentemente dal fatto che esca per un allenamento programmato e autorizzato (anche questo è richiesto per la validità della garanzia nell’assicurazione di altri Enti o Federazioni) dall’Associazione a cui appartiene: se poi il cicloamatore ha anche un’assicurazione personale, tanto meglio: interverrà in ausilio a quella stipulata dall’UDACE. Poiché l’entità dei risarcimenti ha assunto livelli forse non del tutto compatibili con le risorse di chi al definitivo paga, che per il principio della mutualità sono tutti gli assicurati e quindi anche noi tesserati, per la maggior tutela del patrimonio di ciascuno di noi, il massimale assicurato per tesserato sarà elevato a euro 2.500.000,00, cioè a quasi 5 miliardi di vecchie lire. Spero, da cicloamatore a cicloamatore, che quando verrà rinnovata la tessera non vi sia la riserva mentale: pago per cose che a me non accadranno mai. L’ottimismo è bello, ma purtroppo gli incidenti non accadono solo agli altri. Dott. PierAngelo Negri Vice Presidente Nazionale U.D.A.C.E. Responsabile Ufficio Legale U.D.A.C.E. |
giovedì 20 ottobre 2011
da leggere attentamente dal sito udace
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